Dopo 18 anni di sprofondamento verso il buio ti ho chiuso gli occhi per sempre, per farti riposare meglio.
Per molto tempo non avevo percepito bene la presenza della malattia.
Diverse stranezze si erano moltiplicate, ma l’età porta certamente a qualche dimenticanza.
Paola, mia moglie, neurologa, con dolcezza seppe affrontare al meglio il nuovo problema.
Ma inconsciamente non percepivo.
E poi la ricerca delle badanti, l’accanimento dei figli.
La casa di riposo come soluzione migliore per tutti.
E in una notte d’inverno sei andata via per sempre.
Sono andato in pensione.
Ho pensato di occupare il mio tempo libero in modo più sociale.
Insieme ad altre persone, creiamo un’associazione per fare.
Poche notizie via internet e la sala si riempiva.
Tutti con un bisogno di sapere come comportarsi a casa con il parente ammalato.
E via alla realizzazione di corsi di informazione per caregiver.
Ho fatto diversi corsi interni per come comportarmi con i pazienti e con tutti.
Ma sono le cose che ho imparato nel laboratorio a diretto contatto con i comportamenti delle persone Alzheimer ad essere state illuminanti.
La felicità di un sorriso, di un abbraccio di un amico ammalato ti ripaga di tante cose che non vanno: sono io che ho imparato a risanarmi.
Sono io che, in questo modo, ho la sensazione di stare prevenendo il mio di alzheimer.